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Lo sviluppo della regolazione dei corsi d’acqua in Alto Adige – l’esempio del Passirio
La costruzione di opere idrauliche in Alto Adige ha una lunga tradizione poiché nelle Alpi i fiumi, le colate detritiche e le frane rappresentano da sempre un grande pericolo per gli insediamenti e il paesaggio culturale. Mentre in tempi più antichi la regolazione dei corsi d’acqua era affidata a coloro che più ne erano minacciati e veniva quindi effettuata in modo piuttosto asistematico, nel 1884 fu istituito per la prima volta il Dipartimento forestale per la regolazione dei bacini montani (Forsttechnische Abteilung für Wildbachverbauung) all’interno del i. r. Ministero dell’agricoltura. A partire dal 1898, questo ufficio ebbe una propria direzione edile a Innsbruck, la quale fu in grado di realizzare numerosi progetti nel periodo antecedente alla Prima guerra mondiale. All’inizio del mese di marzo 1919, quindi ben quattro mesi dopo l’occupazione del Sudtirolo da parte del Regno d’Italia, l’i. r. direzione edile per la regolazione dei bacini montani elaborò un ampio progetto per la regolazione del Passirio e dei suoi numerosi affluenti al fine di ridurre l’afflusso di materiale detritico, che rappresentava una minaccia non solo per la Passiria stessa, ma soprattutto per la conca di Merano e la valle dell’Adige. Poco dopo la supervisione sulla regolazione dei bacini montani in Alto Adige fu assunta dall’Ufficio sistemazioni torrenti di Trento. Tuttavia, questo ufficio fu ben presto soppresso e l’esecuzione dei lavori affidata agli uffici del Genio civile delle Province di Trento e (dal 1927) di Bolzano e alla Milizia forestale. Quando l’Italia settentrionale e l’Alto Adige, nel tardo autunno del 1926, 1927 e 1928, furono colpiti da violente inondazioni, la competente autorità centrale, il Magistrato alle Acque, pretese la regolazione definitiva dell’Adige e dei suoi affluenti. L’Ufficio Genio civile iniziò a elaborare progetti per la messa in sicurezza del Noce, dell’Avisio, del Talvera, del rio Sinigo e del Passirio. Un primo progetto per la rimozione del materiale detritico alla confluenza tra Passirio e Adige risale a novembre 1927, una seconda Perizia urgente dei lavori di escavazione del torrente Passirio in Merano da m. 240 a monte del ponte della ferrovia Bolzano-Merano fino alla confluenza col fiume Adige è del 29 settembre 1928. Tuttavia, appena un mese dopo, nell’ottobre 1928, un’ulteriore inondazione causò l’accumularsi di nuove grandi masse detritiche nella zona dell’estuario all’altezza di Marlengo e Maia Bassa. La guerra d’Abissinia, iniziata nel 1935, e la Seconda guerra mondiale ritardarono l’esecuzione dei lavori previsti. Con il primo Statuto d’autonomia del 1948, la competenza secondaria per l’utilizzazione delle acque pubbliche nonché per la loro regolazione, a eccezione dell’Adige nel tratto tra Tel e Salorno, dell’Isarco e di parte della Drava, fu attribuita alla neonata Regione Trentino-Alto Adige. Nel 1950 fu creato un ufficio regionale per la regolazione dei bacini montani, trasformato nel 1971 in un’amministrazione straordinaria e dotato di ulteriori poteri. Grazie al secondo Statuto d’autonomia del 1972, la Provincia autonoma di Bolzano poté assumere nell’ambito del patrimonio idrico pubblico anche la competenza primaria. L’Adige nel tratto tra Tel e Salorno, l’Isarco e parte della Drava divennero di competenza della Provincia di Bolzano soltanto nel 2000. Con la legge provinciale n. 35 del 12 luglio 1975 fu istituita l’Azienda speciale per la regolazione dei corsi d’acqua e la difesa del suolo, che divenne responsabile della pianificazione e dell’implementazione delle opere di protezione lungo i corsi d’acqua e delle sistemazioni arginanti per i pendii e le valanghe. Oggi, l’Azienda speciale è parte dell’Agenzia per la protezione civile.
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