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I travestiti

6 fotografie in bianco e nero (stampe ai sali d'argento originali d'epoca) raffiguranti dei travestiti di Via del Campo a Genova tratti dal famoso reportage fotografico di Lisetta Carmi, tra cui: La Gilda, Dalida, La Novia, La Morena e Pasquale.

Denominazione oggetto:
fotografia
Numero d'inventario:
RP116
Autore:
Carmi, Lisetta (Annalisa)
Collezione:
Collezione Enea Righi
Data:
1965 - 1970
Materiale:
carta
Tecnica:
fotografato (fotografia in bianco e nero)
Istituzione:
Fondazione MUSEION. Museo d'arte moderna e contemporanea Bolzano
Dimensioni:
foto 1 altezza 17.9 cm, foto 1 larghezza 23.9 cm, cornice 1 altezza 32.5 cm, cornice 1 larghezza 42.3 cm, cornice 1 profondità 3 cm, foto 2 altezza 17.7 cm, foto 2 larghezza 12.7 cm, cornice 2 altezza 42.3 cm, cornice 2 larghezza 32.5 cm, cornice 2 profondità 3 cm, foto 3 altezza 18 cm, foto 3 larghezza 13.7 cm, cornice 3 altezza 42.3 cm, cornice 3 larghezza 32.5 cm, cornice 3 profondità 3 cm, foto 4 altezza 18 cm, foto 4 larghezza 24 cm, cornice 4 altezza 32.5 cm, cornice 4 larghezza 42.3 cm, cornice 4 profondità 3 cm, foto 5 altezza 17.8 cm, foto 5 larghezza 24.2 cm, cornice 5 altezza 32.5 cm, cornice 5 larghezza 42.3 cm, cornice 5 profondità 3 cm, foto 6 altezza 23.9 cm, foto 6 larghezza 18.1 cm, cornice 6 altezza 42.3 cm, cornice 6 larghezza 32.5 cm, cornice 6 profondità 3 cm
Note storico-critiche:
Lisetta Carmi è una figura di spicco nel panorama fotografico italiano, e non solo. La sua vita, lunga e variamente articolata, è stata oggetto di alcuni libri e di un film. Una vita piena di molte passioni e di molte esperienze, fra le quali, per quasi vent’anni, la fotografia.
Dopo una promettente carriera come giovane concertista, decide di troncare con la musica e nei primi anni Sessanta comincia a dedicarsi alla fotografia, utilizzandola non tanto come strumento di documentazione dei diversi aspetti della realtà, quanto per cercare quello che si nasconde dietro di essa, facendo della fotografia uno “strumento per la ricerca della verità”.
Questa sua ricerca comincia fotografando i diversi aspetti della sua Genova, concentrandosi sulle condizioni di lavoro nel porto, così come sulle sculture del cimitero di Staglieno, cogliendo in ambedue i casi il disagio delle persone, quello dei camalli, sfruttati fino al limite delle loro capacità lavorative, e quello suo personale, davanti alla raffigurazione lampante dell’ipocrisia borghese stampata nel marmo.
Nel 1965, partecipando a una festa di capodanno, entra in contatto con la comunità dei travestiti che frequentano l’antico ghetto ebraico, dalle parti di Via del Campo, e si lega ad essi in un rapporto di amicizia e complicità che le permette di cominciare a fotografarli in maniera assidua, per strada e nell’intimità delle loro abitazioni, per sei anni di seguito, proteggendoli e difendendoli, realizzando immagini inusuali e insieme delicate e fortemente emotive: decisamente sconvolgenti per l’epoca. Con il suo lavoro Lisetta mette a nudo un mondo noto a tutti, ma che tutti fingono di non vedere e di non conoscere. Le fotografie che scatta e che stampa non vengono vendute ai giornali o alle riviste, vengono conservate o regalate alle stesse persone che vi sono raffigurate.
Con il completo assenso delle persone fotografate, una selezione delle immagini viene più tardi organizzata in un libro fotografico, che naturalmente viene rifiutato dagli editori. Nonostante questa ostilità, il libro viene pubblicato nel 1972 nelle edizioni Essedi di Roma, una casa editrice nata appositamente per questo scopo. Il libro “I travestiti”, con frammenti di interviste di Elio Fachinelli, viene inizialmente rifiutato dai principali canali di vendita, in quanto ritenuto scandaloso ed offensivo della morale, non viene esposto in libreria e molti intellettuali si rifiutano di presentarlo. A Roma il libro viene coraggiosamente presentato da Dacia Maraini e a Milano da Mario Mieli.
In breve tempo il libro ottiene il successo meritato, diventa una pietra miliare nella storia della fotografia italiana, e non solo, e segna una svolta nella maniera di fotografare, ma soprattutto nelle motivazioni stesse del fatto di fotografare.
Lisetta non fotografa per raccontare, fotografa per capire, e la fotografia le serve come una chiave per aprire delle porte, per entrare dove nessuno poteva entrare.
Con il suo libro dimostra che non esistono uomini o donne, esistono solo persone che si mostrano per quello che sono e che si firmano con il loro nome di lavoro, come la Morena, che insiste per essere messa sulla copertina, o la bella Elena, che faceva il gruista all’Italsider, o la Gitana, la Novia, la Cabiria, la Gilda, Renée e tutte le altre.
(Danilo Cecchi, saggio “Lisetta Carmi: la ricerca della verità” su fotografia.it, 12 luglio 2022)

 

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