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Ritrovamenti archeologici a Ortisei: conclusa campagna di scavi

Sono stati ultimati in questi giorni gli scavi condotti per conto dell'Ufficio Beni archeologici della Provincia in due siti a Ortisei. Presso l'Hotel Adler è stato individuato un insediamento della seconda Età del Ferro; sul Col de Flam è stato rinvenuto un altro luogo di culto contemporaneo al primo sito.

In seguito al rinvenimento nel novembre 2004 di materiali archeologici nei pressi dell’Hotel Adler a Ortisei in concomitanza con l'esecuzione di opere di sbancamento legate alla sua ristrutturazione, l’Ufficio provinciale per i Beni Archeologici aveva predisposto l’avvio di approfondite indagini che si sono concluse in questi giorni.
Gli scavi archeologici, condotti tra aprile e giugno sotto la direzione scientifica di Umberto Tecchiati, hanno interessato un’area di circa 150 metri quadri ed hanno permesso di acquisire una consistente mole di dati su un abitato di alta valle che si sviluppa con varie fasi di frequentazione nel corso della seconda età del Ferro.
L’insediamento occupa un ampio terrazzo fluviale esposto a sud, nelle immediate vicinanze della forra del rio S. Anna. Sono state individuate due strutture abitative con presenza di muretti a secco. Sul pavimento di una capanna è stata rinvenuita la piastra circolare in terracotta di un focolare, mentre negli spazi esterni, invece, ampie fosse con ossa animali, frammenti ceramici e diversi pesi da telaio piramidali e rocchetti (sempre in terracotta) che testimoniano la pratica della tessitura. Tra i ritrovamenti anche numerose macine in porfido che attestano indirettamente la cerealicoltura, nonchè resti faunistici che documentano sia le pratiche di allevamento (bue, maiale e caprovini) sia quelle venatorie, con presenza di cervo e di stambecco.

Un secondo intervento archeologico di emergenza è stato realizzato sullo sperone occidentale del Col de Flam in un’area destinata ad ospitare la nuova cisterna dell’acquedotto comunale. I due siti indagati distano in linea d’aria poche centinaia di metri e le ricerche condotte hanno dimostrato una loro sostanziale contemporaneità (quantomeno per l’arco cronologico compreso tra il II ed il I secolo a.C.).
Sotto un modesto manto colluviale sul versante esposto a sud sono state individuate su un’area di circa 200 metri quadri 18 accumuli di terra, ricca di carboni e di ossa calcinate sminuzzate, alloggiati entro fosse circolari poco profonde. Le ossa sono certamente di caprovini, ma per alcune di esse non si esclude la pertinenza all’uomo.

In entrambi i tipi di struttura sono stati recuperati oggetti di ornamento: fibule, pendagli, anelli e bracciali in bronzo nonchè vaghi di collana di varie fogge in pasta vitrea policroma o monocroma. E’ stata rilevata la presenza di accumuli di cereali carbonizzati e di almeno un frammento di preparato alimentare: probabilmente un pane di cereali. Uno dei reperti più significativi è rappresentato da un manufatto ad intreccio vegetale carbonizzato forse attribuibile ad una cintura.
Sede di rinvenimenti occasionali ottocenteschi (spade “celtiche” e fibule in bronzo dell’età del Ferro) il Col de Flam sembra confermare – con le recenti indagini – il suo peculiare carattere di luogo di culto con pratiche connesse a roghi votivi, sacrifici animali ed offerte vegetali accompagnate dalla deposizione di oggetti prestigiosi.

SA