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Inaugurata oggi la mostra “Arco & frecce nell’età della pietra”

Da domani 16 gennaio al 13 maggio il Museo Archeologico dell’Alto Adige ospiterà una mostra incentrata sull’evoluzione dell’arco e della freccia dall’età della pietra sino ad oggi. La mostra è stata inaugurata oggi alla presenza del presidente dei Musei provinciali, Bruno Hosp, dell’assessora alla cultura, Sabina Kasslatter Mur, e della, direttrice del Museo archeologico dell’Alto Adige, Angelica Fleckinger.

Si tratta di un’esposizione particolarmente interessante e dalle finalità didattiche che vuole offrire una carrellata pressoché completa dell’evoluzione di questi strumenti che per millenni hanno accompagnato la vita e l’evoluzione dell’uomo.

Arco e frecce furono sviluppati dai cacciatori-raccoglitori del Paleolitico come arma da caccia. Non si sa esattamente quando, ma probabilmente già 20.000 anni fa. Verso la fine dell’epoca glaciale, dunque intorno a 10.000 a.C., questa nuova arma sostituì definitivamente la lancia e il propulsore.  A quel tempo gli uomini vivevano a stretto contatto con la natura dalla quale dipendevano nella ricerca di cibo, di acqua, di combustibile e materie prime.

L’attività venatoria svolgeva un ruolo importante nell’approvvigionamento delle risorse alimentari. Per avere successo nella caccia non bastava essere abili, attenti, veloci e forti, ma contava soprattutto avere armi da caccia funzionali. A seconda delle dimensioni e del comportamento della preda si utilizzavano strumenti diversi.

L’interazione tra uomo, arco, corda e freccia si può considerare il vero e proprio “hightech” preistorico con il quale si era  in grado di colpire la preda con notevole precisione anche da grandi distanze.

Arco e frecce sono adatti sia a selvaggina di piccola taglia che grande, alla caccia agli uccelli e alla pesca. Nella caccia in ambiente boschivo questo strumento presenta un vantaggio importante: il proiettile di dimensioni ridotte non viene deviato facilmente dai rami. Per il loro peso minimo più frecce pronte all’uso possono essere trasportate senza sforzo anche per lunghi tratti.

La mostra temporanea organizzata dal Museo Archeologico si collega in maniera diretta con Ötzi, la mummia dei ghiacci risalente a 5300 anni fa, ed alla sua attività di cacciatore preistorico, all’arco ritrovato vicino al suo corpo, assieme alla faretra ed alla punta di lancia scoperta alcuni anni fa conficcata nella sua spalla. Ad oggi quello ritrovato assieme ad Ötzi è il primo equipaggiamento completo per il tiro con l’arco dell’età della pietra.

Il legno, materia prima principale nella fabbricazione di archi e frecce, marcisce molto in fretta nel terreno e soltanto in ambienti anaerobici, come nei fanghi delle paludi o nel ghiaccio, è possibile la conservazione. Una scoperta sensazionale è stata fatta nella palude di Holmegaard in Danimarca dove furono ritrovati due archi in legno.

Risalgono al VII millennio a.C. e sono i più antichi reperti di questo genere. I primi frammenti di frecce sono ancora più antichi: gli esemplari rinvenuti nella palude di Stellmoor presso Amburgo si datano a 10.000 a.C..

Durante il periodo dell’esposizione il Museo Archeologico ospiterà una serie in conferenze, di seminari sulla costruzione ed il tiro con l’arco, aggiornamenti per gli insegnanti, laboratori  e workshop incentrati sulla tematica della mostra.

Ingresso (museo e mostra): 8 Euro, ridotto: 6 Euro. Carta famiglia (2 adulti con bambini fino a 14 anni 14): 16 Euro. Bambini fino a 6 anni entrano gratuitamente.

Per ulteriori informazioni sulla mostra temporanea “Arco & frecce nell’età della pietra” si può consultare il sito www.iceman.it del Museo Archeologico dell’Alto Adige, che ha sede in via Museo, 43, a Bolzano, Tel. 0471-320100.

FG