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Ricerca e internazionalizzazione, la ricetta per frenare la fuga di cervelli

"Prospettive per laureati e laureate in Alto Adige", questo il titolo di uno studio effettuato da tre ricercatori dell'Università di Innsbruck su richiesta del Dipartimento provinciale diritto allo studio, università e ricerca. Oggi (venerdì 2 marzo) sono stati presentati i risultati, che confermano l'esistenza del problema di una fuga di cervelli dall'Alto Adige. Per limitare l'emigrazione di laureati e laureate bisogna puntare sulla ricerca e su una maggiore internazionalizzazione del nostro tessuto socio-economico.

L'assessore Saurer durante la presentazione della ricerca
La sicurezza del posto di lavoro, e un’elevata qualità della vita, non bastano a fare della Provincia di Bolzano un approdo privilegiato per le ambizioni di molti laureati. I motivi della cosiddetta "fuga di cervelli" sono stati analizzati da uno studio condotto da Vincenzo Bua, Andreas Oberprantacher e Pier Paolo Pasqualoni, tre ricercatori dell'Università di Innsbruck. Dalla ricerca, che ha coinvolto 30 esperti del settore, rappresentanti degli organi decisionali della nostra società, e 42 laureati altoatesini, è emersa con forza la necessità di offrire posti di lavoro sempre più qualificati, e di aprirsi maggiormente verso l’Europa e il mondo, puntando molto sulla ricerca.

"I laureati rappresentano un pilastro irrinunciabile per lo sviluppo sociale ed economico dell'Alto Adige - ha sottolineato durante la presentazione della ricerca l'assessore provinciale Otto Saurer - e non possiamo permetterci di sprecare queste risorse. Compito della Provincia è quello di mettere a disposizione i mezzi finanziari necessari per i programmi di promozione, strutturare in maniera migliore il panorama della ricerca e della formazione, e intensificare la collaborazione tra istituzioni pubbliche ed enti privati".

Secondo la ricerca, l’Alto Adige paga ancora la carenza di opportunità di crescita professionale adeguata in alcuni settori lavorativi. "Sulla scelta di tornare o meno in Alto Adige al termine degli studi - spiegano i tre ricercatori dell'Università di Innsbruck - la priorità viene quasi sempre data alla possibilità di fare carriera. Nonostante il campione dei giovani "cervelli" interpellati abbia riconosciuto che in Provincia di Bolzano si può contare su posti di lavoro sicuri, e su un’elevata qualità della vita, le attuali condizioni generali del tessuto socio-economico altoatesino non sempre permettono di sviluppare la propria carriera professionale in maniera rilevante, e soprattutto con un respiro di tipo internazionale".

Tra le proposte elaborate per accrescere l’attrattività dell’Alto Adige, spicca quella che punta a mantenere vivo il rapporto con la propria provincia d'origine offrendo dei posti di praticantato già durante il periodo degli studi, e dando la possibilità di impegnarsi nell'ambito di progetti e collaborazioni

mb

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