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Presentati dall'assessore Saurer i dati sull'interruzione ed il cambio di scuola

L'interruzione o il cambio di scuola all'inizio della scuola superiore o professionale o alla fine della scuola media non comporta necessariamente delle conseguenze a lungo termine: a quattro anni dall'abbandono o dal cambio, per la maggior parte di questi ragazzi la situazione è piuttosto stabile. Per una minoranza di loro, però, i problemi scolastici hanno effetti che si protraggono per molto tempo e che non facilmente vengono risolti.

Questi sono i risultati principali di uno studio di lungo periodo che il centro di ricerca sociale apollis ha condotto su richiesta della Provincia autonoma di Bolzano e con il sostegno finanziario del Fondo Sociale Europeo. I risultati della ricerca sono stati illustrati questa mattina dall’assessore alla scuola tedesca, Otto Saurer, nel corso di una conferenza stampa.

Lo studio ha preso spunto da un altro progetto, denominato ASSIST, in cui sono stati analizzati dettagliatamente i fenomeni del cambio e dell'abbandono relativi all'anno scolastico 2001/02: durante questo periodo circa 8001.000 studenti e studentesse delle scuole di lingua tedesca e delle scuole delle località ladine hanno interrotto il proprio percorso formativo senza averlo portato a termine o senza aver superato l'esame finale previsto.

La gran parte di queste irregolarità si presenta nei primi due anni della scuola superiore. Agli studenti tedeschi e ladini, vanno aggiunte alcune centinaia di studenti e studentesse delle scuole di lingua italiana. La proposta di approfondire l'argomento attraverso un'altra ricerca è dovuta al fatto che, in maniera inaspettata, il fenomeno si manifesta frequentemente.

Monitorando i percorsi formativi problematici per un periodo di alcuni anni, si spera di mettere in evidenza le conseguenze a lungo termine che il cambio o l'abbandono anticipato della scuola comportano. I risultati della seconda indagine, che si riferisce all'anno scolastico 2005/06, sono ora disponibili. Essa è suddivisa in due parti: una seconda intervista e l’analisi degli indicatori di abbandono e di cambio di scuola nel tempo, tramite i dati statistici ufficiali.

La seconda intervista ha coinvolto quasi 400 studenti e studentesse che nell'anno scolastico 2000/01 avevano abbandonato la scuola media, il primo o secondo anno di una scuola superiore o professionale, oppure cambiato indirizzo scolastico. Questi erano stati intervistati in precedenza nell'ambito del progetto ASSIST.

Che cosa è cambiato in questi quattro anni tra la prima e la seconda ondata d'interviste? Mentre nel 2001/02 più dell'80% era ancora in fase di formazione, la maggioranza dei ragazzi nel frattempo è passata alla vita lavorativa; quasi il 30%, invece, frequenta ancora una scuola o svolge un apprendistato.

Al contrario, solo pochi ragazzi che esercitavano una professione o che non facevano niente sono tornati a scuola o a una formazione (il 3% degli intervistati): nel 2001/02, invece, la maggioranza aveva manifestato l'intenzione di riprendere.

Quasi i due terzi degli intervistati nel corso dei quattro anni hanno terminato con successo la formazione scolastica o professionale: una piccola parte ha conseguito la licenza media, più di un terzo è riuscito a concludere una scuola professionale o un apprendistato ed un quarto la scuola superiore (esame di stato o qualifica).

Tuttavia, i problemi scolastici, causa dell'interruzione o del cambio di scuola nel 2001/02, si ripercuotono in modo rilevante sulla carriera professionale del gruppo osservato. Facendo un confronto con i coetanei, la maggioranza ha portato a termine solo una formazione più bassa.

Ad esempio, la quota dei diplomati è solo del 19%, cioè meno della metà rispetto alla media: anche tenendo in considerazione il fatto che al momento della seconda indagine c'erano alcune persone che ancora frequentavano la scuola superiore, questo divario non verrebbe colmato. Il gruppo studiato è entrato mediamente più presto nel mondo del lavoro ed al momento della seconda ondata d'interviste si distingue per un'elevata quota di occupati.

Un quarto degli intervistati non possiede una qualifica professionale o una formazione scolastica superiore alla licenzia media e probabilmente avrà anche poche possibilità di ottenerla in futuro. Prima di tutto questi ragazzi spesso hanno interrotto il percorso formativo successivo alla scuola media molto presto, oppure non l'hanno nemmeno iniziato. Un intervistato su sei è stato bocciato ancora una volta, e in alcuni casi questo fatto ha portato all'abbandono del percorso formativo.

Il ritardo scolastico si rivela un potente indicatore riguardo alle prospettive di formazione ridotte. Infatti, il ritardo riduce notevolmente la probabilità di una qualifica alta: tra chi nel 2001/02 aveva maturato due o più anni di ritardo, il 50% è rimasto senza qualifica; per chi aveva un ritardo di un anno, questa quota si abbassa al 21% e per chi era in regola al solo 7%.2

Spesso l'attività esercitata non corrisponde al percorso scolastico e formativo: il 40% degli occupati giudica la preparazione scolastica ricevuta poco utile. A sostenerlo sono principalmente i diplomati delle scuole medie e superiori, ossia coloro che non possiedono una qualifica professionale.

Sembra che i problemi scolastici abbiano meno effetti nell'ambito degli atteggiamenti. I ragazzi intervistati sono molto contenti della propria vita ed anche riguardo alla situazione economica, alle competenze professionali ed al percorso scolastico (su quest'ultimo però in maniera meno decisa) più dell'80% esprime un alto livello di  soddisfazione.

L'autostima è relativamente alta e risulta poco influenzata dal percorso scolastico o formativo, ma più che altro da fattori personali come il sesso ed il gruppo linguistico. Tuttavia un quarto del gruppo vede il proprio futuro in maniera piuttosto negativa ed ha poche aspettative. Al confronto con la prima ondata d'interviste, questo

atteggiamento si è diffuso. Sembra che parecchi ragazzi abbiano vissuto ulteriori disinganni.

Infine, si mettono in evidenza due gruppi problematici: i ragazzi senza una qualifica professionale o scolastica superiore alla licenzia media (i “non qualificati“) e quelli che attualmente sono disoccupati o esercitano un'altra attività.

Questi due gruppi non solo obiettivamente si trovano in una situazione svantaggiosa ma, ad esempio, si esprimono  anche più spesso in modo pessimistico sul proprio futuro. Per la maggioranza degli intervistati (il 70%) il cambio o l'interruzione della scuola nell'anno 2001/02 si è mostrato  come la scelta giusta ma un quarto di loro oggi prenderebbe un'altra decisione.

Per fare un confronto: allora, più del 90% era convinto di aver deciso bene. Anche qui si nota che tra i gruppi problematici la percentuale di ragazzi pentiti è più alta della  media. Riassumendo, si può constatare che l'interruzione o il cambio di scuola all'inizio della

scuola superiore o professionale o alla fine della scuola media non comporta necessariamente delle conseguenze a lungo termine: a quattro anni dall'abbandono o dal cambio, per la maggior parte di questi ragazzi la situazione è piuttosto stabile.

Per una minoranza di loro, però, i problemi scolastici hanno effetti che si protraggono per molto tempo e che non facilmente vengono risolti: in prima linea le cause sono da ricercare in carenze emerse in passato come il ritardo scolastico, la scarsa voglia di studiare e gli atteggiamenti pessimistici verso il futuro. Anche il bisogno di indipendenza finanziaria sembra giocare un certo ruolo.

Questo fatto sottolinea l'importanza per la politica dell'istruzione di rafforzare le misure dell'insegnamento precoce e del sostegno: gli studenti e le studentesse in difficoltà dovrebbero ricevere consulenze persistenti ed essere accompagnati lungo tutto il percorso formativo successivo alla crisi.

E' possibile scaricare la relazione completa dell'indagine all'indirizzo www.apollis.it.

 

FG