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Rifugio Gino Biasi al Bicchiere inaugurato dopo la sistemazione
Insolita inaugurazione del rifugio Gino Biasi al Bicchiere causa meteo: il presidente Kompatscher e l’assessora Deeg l'hanno raggiunto a piedi in mattinata, l'assessore Bessone nel pomeriggio.
Al centro dell’area di ghiacciai più estesa dell’Alto Adige, circondata da vette oltre i 3.000 metri come il Pan di Zucchero e la Cima Libera, svetta nella sua nuova veste il rifugio Gino Biasi al Bicchiere o Becherhaus. A conclusione del nuovo restyling, eseguito su incarico della Provincia, l'inaugurazione ufficiale del rifugio alpino più elevato dell’Alto Adige era programmata per la giornata di oggi (18 agosto). A causa delle avverse condizioni meteo della mattinata, la cerimonia si è svolta secondo un copione leggermente diverso da quanto inizialmente programmato. Una prima informale celebrazione insieme ai gestori del rifugio Lukas e Edeltraud Lantschner - cui è andato il ringraziamento del presidente della Provincia - è stata svolta in mattinata dal presidente Arno Kompatscher e dalla sua vice e assessora Waltraud Deeg, giunti a 3.195 metri a piedi insieme alla presidente di comprensorio dell'Alta Valle Isarco Monika Reinthaler, al sindaco di Racines Sebastian Helfer e ai componenti del Soccorso Alpino dell'Avs della Val Ridanna. Nel primo pomeriggio le condizioni meteo a valle sono fortunatamente migliorate, e dunque sul posto ha potuto giungere anche l'assessore al Patrimonio Massimo Bessone. Secondo i piani iniziali, quest'ultimo avrebbe dovuto accompagnare in loco in elicottero il decano e parroco di Vipiteno Christoph Schweigl, che assieme a don Giorgio Carli avrebbe celebrato la Santa Messa nella cappella “Santa Maria della Neve“, la cappella più alta in Europa. Alla fine anche l'assessore al Patrimonio ha così potuto ringraziare personalmente i gestori del rifugio e constatare di persona il risultato del lavoro svolto.
Lavori nel rispetto della sostenibilità
“I nostri rifugi sono un fiore all’occhiello, rappresentano il riferimento e lo sviluppo delle nostre montagne. Questo vale soprattutto per il Becherhaus, il rifugio più alto dell’Alto Adige” ha sottolineato il presidente Kompatscher. Grazie allo sviluppo del turismo di montagna, la Becherhütte ha guadagnato una fama internazionale, tanto che anche media importanti come il New York Times e Frankfurter Allgemeine Zeitung si sono interessati al rifugio. L’obiettivo della Provincia è quello di mantenere i rifugi come alloggi per gli appassionati di montagna, come luoghi di incontro per persone provenienti da qualsiasi posto, e di riempirli così di vita. “In questa regione di alta montagna particolarmente sensibile dal punto di vista ecologico, la sostenibilità e l’armonia con la natura sono aspetti importanti per noi” ha detto il presidente Kompatscher, sottolineando che anche durante i lavori è stata prestata massima attenzione al rispetto dell’ambiente e alla sostenibilità.
“Abbiamo investito 1,4 milioni di euro al fine di migliorare questo rifugio, che fa parte del nostro patrimonio pubblico” ha affermato l’assessore provinciale Bessone. Egli ha inoltre sottolineato le difficoltà alle quali un cantiere in alta montagna va incontro: “un cantiere in alta montagna è un lavoro difficile e tecnicamente impegnativo, che può essere svolto soltanto in un periodo di tempo limitato. Nonostante ciò, tutte le aziende locali che hanno lavorato e che attualmente lavorano al Becherhaus hanno affrontato tutte le sfide nel miglior modo possibile.”
Uno dei 25 rifugi alpini della Provincia
Il nome del rifugio ricorda il capitano degli Alpini Gino Biasi, caduto in Russia nel 1942, e la cima Bicchiere. Raggiungibile dalla val Ridanna e dalla val Passiria, il rifugio è punto di riferimento per gli escursionisti esperti che vi trovano accoglienza, ma funge anche da vedetta sui cambiamenti climatici. Dal 2011 il rifugio Gino Biasi al Bicchiere è un bene gestito dalla Provincia, in seguito al trasferimento della proprietà di 25 rifugi alpini alla Provincia di Bolzano da parte dello Stato. Sono attualmente ancora in corso i lavori agli ultimi dettagli. E' stato sistemato in questi ultimi due anni tramite la Ripartizione patrimonio, che fa capo all’assessore provinciale Bessone, con un investimento di circa 1,4 milioni di euro. Situato sulla vetta del Bicchiere, un'altura sulla cresta meridionale della Cima Libera a quota 3195 metri, il rifugio Gino Biasi al Bicchiere domina il ghiacciaio di Malavalle nel Comune di Racines, nella parte altoatesina delle Alpi dello Stubai. Il rifugio venne costruito nel 1894 dai club alpini tedesco (sezione di Hannover) ed austriaco. Dopo la Grande Guerra fu assegnato alla sezione di Torino del Club Alpino Italiano CAI e in seguito ricostruito, ampliato e gestito dalla Sezione CAI di Verona.
I lavori di sistemazione in dettaglio
I lavori hanno interessato l’involucro esterno dell'edificio del rifugio Gino Biasi al Bicchiere: sono state rifatte le sue facciate in scandole di larice. Sono stati rifatti anche la copertura e gli infissi, nonché impianti tecnologici necessari e le opere connesse all’adeguamento alla normativa antincendio. All’interno dell’edificio, sono state ampliate la “Stube” sul lato Est e la terrazza. Gli adeguamenti interessano l’intera alimentazione elettrica, comprensiva dell’illuminazione LED, l’impianto fotovoltaico, incluso il sistema di accumulo batterie, l’impianto termoidraulico, l’antincendio, l’impianto per l’approvvigionamento e trattamento dell’acqua del ghiacciaio. A cura della ditta Rainer Bauunternehmung di Racines, è stato pure installato un impianto per lo smaltimento delle acque reflue. Alcuni lavori saranno ultimati nel corso delle prossime settimane. L’esecuzione degli interventi è stata a cura della ditta Mader Srl di Vipiteno, vincitrice dell’appalto, con le imprese subappaltatrici Trenkwalder&Partner Srl, Hofer&Zelger Snc e Unionbau Spa, tutte imprese locali. Gli interventi di manutenzione e risanamento sono stati seguiti da Luca Carmignola, direttore dell’Ufficio manutenzione opere edili della Ripartizione patrimonio, ed il collaboratore tecnico Stefano Rebeschini, coadiuvati dai progettisti Hans Pardeller, Eleonora Kraus e Norbert Verginer.
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ASP/sa/ma