Alcuni testimoni raccontano
Rolando Boesso: „Alto Adige“ contro „Dolomiten“
Classe 1920, di Riva del Garda, Rolando Boesso è tra i fondatori nel 1945 del giornale „Alto Adige“, dove rimane, come direttore amministrativo prima e amministratore delegato poi, sino al 1986. Dopo l’impegno politico (dall’83 all’89 anche in Consiglio provinciale, di cui diventa Presidente), oggi guida l’emittente privata Videobolzano 33.
» Scarica il filmato (6 MB)Nel maggio 1945 Rolando Boesso arriva a Bolzano. Scopre che non c’è un organo di informazione italiano e, con un gruppo di amici, fonda il giornale Alto Adige, per quarant’anni la sua vita.
„C’era ancora il razionamento, un etto di pane al giorno, si faceva fatica. C’era una gran fame e anche i dipendenti del giornale erano ammessi alle mense, aperte dove oggi sorgono la Questura e la clinica Bonvicini. Per un anno e mezzo è stata molto dura.“ Sul piano politico, le posizioni dei media restavano contrapposte: „Noi dell’Alto Adige facevamo una politica di difesa del gruppo italiano. Ci davano la nomea di fascisti, ma non era vero. Il fatto è che vedevamo l’Accordo di Parigi come un pericolo, come l’inizio della limitazione della presenza del gruppo italiano in Alto Adige. Certo, il primo accordo metteva pace in un periodo inquieto.“
Poi è arrivato lo Statuto di autonomia, „che stabiliva chiaramente che il gruppo etnico tedesco doveva riconquistare le posizioni perdute, a cominciare dalla scuola, dopo che per vent’anni era stato bloccato il suo sviluppo di base. Abbiamo eliminato i conflitti duri, ma alla collettività italiana è costato grosse rinunce.“
La stampa locale italiana di allora? Boesso la definisce „democristiana e filogovernativa, ovviamente portata a difendere le istituzioni italiane. Il giornale Alto Adige aveva un rapporto diretto con gli uffici di Degasperi, che scrisse anche articoli per noi. E Andreotti aveva un dirigente alla Presidenza del Consiglio, Renato Caioli, tra i coautori della prima intesa per la Provincia di Bolzano, che divenne un opinionista attento e severo dell’Alto Adige. Si firmava Civis.“
E le posizioni divergenti dei giornali? Rolando Boesso le ricorda come „un duello in punta di penna, uno scontro quasi quotidiano: noi gridavamo al sopruso tedesco, specie con l’arrivo delle prime richieste, e il Dolomiten attaccava il sopruso italiano. Ma tra i giornalisti italiani e tedeschi i rapporti erano buoni.“ L’ex ad, infatti, racconta che „noi dell’Alto Adige ci si trovava quasi tutte le sere in centro, al Ca’ de’ Bezzi o al Torchio, con i giornalisti di lingua tedesca. Conoscevo Toni Ebner senior, ogni anno si faceva il pranzo dei giornalisti, un anno lo pagava l’Alto Adige, un anno il Dolomiten, ma anche Amonn. Tutti assieme, tra colleghi c’era un clima di cordialità in un momento in cui andare avanti non era facile.“